Elena Molinari Avvenire – Amazon Whole Foods

Pubblichiamo con piacere un articolo di Elena Molinari, giornalista residente in Nord America, pubblicato da “Avvenire” il 16 giugno:

“Usa: nel grande risiko dei supermarket Amazon si fa bio e arrivano i discount tedeschi”

Il gruppo di Bezos punta 14 miliardi e acquisisce la catena di prodotti naturali WholeFoods. Mentre Lidl e Aldi investono per insidiare il primato di WalMart sui prezzi bassi

Si fa sempre più spietata la guerra nella grande distribuzione americana. Oggi Amazon ha lanciato una bomba nella fascia più alta del mercato acquisendo WholeFoods, catena specializzata nei prodotti biologici e nei banchi di alimentari freschi.

Intanto i supermercati a basso prezzo affilano le armi per la battaglia contro il gigante tedesco del discount, Lidl, sbarcato negli Usa questa settimana; proprio mentre l’altro colosso teutonico della spesa low cost, Aldi, annunciava una nuova espansione da cinque miliardi di dollari nel mercato statunitense.

Nella maggiore acquisizione della sua storia, il protagonista indiscusso delle vendite online Amazon espande dunque nella vendita in negozio e stacca un assegno da 13,7 miliardi di dollari per WholeFoods, il colosso nato a Austin (Texas) che in tutte le città americane gode soprattutto di una clientela della classe alta e tendenzialmente liberal.

La mossa a sorpresa di Jeff Bezos ha però scatenato un terremoto a tutti i livelli della grande distribuzione, facendo crollare le azioni dei supermercati anche nelle categorie a basso prezzo, come SupervaluWalMartKroger Target, e fra gli ipermercati all’ingrosso, come Costco.

In attesa di conoscere gli effetti sulla competizione delle sinergie fra il gigante degli acquisti via internet (che già consegna a domicilio prodotti per la casa e alimentari) e WholeFoods (che potrebbe fornire decine di negozi per il ritiro della spesa fatta al computer), i supermercati Usa sanno già che l’accresciuta presenza dei discount tedeschi negli Stati Uniti avrà conseguenze dirompenti.

Lidl, uno dei più grandi rivenditori al mondo, ha appena aperto 10 negozi di alimentari di piccole dimensioni in Virginia, North e South Carolina e quest’estate intende inaugurarne altri 20 sulla costa orientale Usa. Un centinaio di supermercati vedrà inoltre la luce entro un anno da New Jersey alla Pennsylvania fino alla Georgia.

“Lidl avrà un impatto drammatico”, dice Bill Bishop, analista e consulente del settore alimentare alla società di ricerca Brick Meets Click. A sentirsi nel mirino del gigante tedesco, che in Europa può contare su circa 10mila supermercati e che potrebbe arrivare a un fatturato di 8,8 miliardi di dollari negli Usa entro il 2023 con 630 negozi, è Walmart, che lo scorso anno, nel tentativo di non perdere il suo controllo della fascia discount, ha ampliato l’offerta di prodotti freschi e da banco in migliaia di negozi.

Walmart, come altri distributori ben stabiliti negli Usa, come Kroger, ha già visto la sua fetta di mercato intaccata da Aldi, che dal 1976 esporta negli Usa la collaudata strategia di operare magazzini relativamente piccoli (mai più di 2mila metri quadri), senza fronzoli e che distribuiscono prevalentemente marche commerciali.

Aldi ha attualmente 1600 supermercati sul territorio americano, ma intende arrivare a 2200, ed è riuscito a fare breccia fra i consumatori americani, ormai abituati a imbustare da soli la spesa lontano dalle casse e a portare le loro borse in negozio, aprendo così la strada all’ingresso di Lidl.

Che il settore sia in subbuglio è chiaro. Walmart ha lanciato da poco una serie di test sui prezzi in 11 Stati statunitensi, offendo tagli fino al 15% in meno rispetto alla concorrenza, mentre Aldi sta sperimentando la fattibilità di riduzioni del 21%. Sono mosse che pongono enorme pressione sui fornitori locali, ma anche sul personale, che già nei magazzini Walmart e Kroeger guadagna fra gli stipendi più bassi del settore (senza alcun benefit sanitario o pensionistico) per condizioni di lavoro che molti dipendenti hanno descritto come “ingiuste” o “da sfruttamento”.

Ma dal punto di vista delle catene sono armi necessarie per affrontare la contemporanea invasione dei discount tedeschi e l’incursione del mondo virtuale in quello reale, assicurandosi una porzione della torta delle vendite a discount profondo, che la società di consulenza Bain & Co. prevede crescano fino al 10% all’anno di qui al 2020 — cinque volte l’aumento nelle categorie tradizionali della grande distribuzione.

Fonti

Elena Molinari, Avvenire, 16 giugno 2017
elena@elenamolinari.it

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