Francesca Zorzetto trainer, docente di VM e Retail Marketing. Giornalista e blogger, è lei www.milanretailstore.com da cui abbiamo tratto l’articolo. Dal 2014 collabora anche come docente Executive Master e Training Course Retail Institute Italia, coordina il Corso di Specializzazione in VM in IED Venezia.
Come creare vetrine che coinvolgano il consumatore?
Il post è dedicato ad un tema formidabile per un visual merchandiser: il neuromarketing. E’ sempre più difficile leggere i comportamenti dei consumatori. I tradizionali strumenti non bastano più. In questo articolo condivido i contributi che le neuroscienze, offrono al visual merchandising, nella creazione di vetrine coinvolgenti ed emozionanti. Cosa imparo, insegnando. E si andare ad insegnare, specie se il livello dei corsi e dei partecipanti è molto alto come nelle attività di Retail Institute Italia, è per me sempre occasione di grandissimo scambio e opportunità per fare nuove ricerche. Chi mi conosce sa che il tema neuromarketing , come le neuroscienze indagano i comportamenti, mi appassiona molto, a cui ho già dedicato un post.
Mettiamo al centro le emozioni dei clienti.
Le emozioni al centro, perché sono queste che determinano le nostre scelte come esseri umani prima e poi clienti. Non abbiamo a che fare con consumatori, ma essere umani. Con i loro sensi, emozioni, comportamenti. Io insisto moltissimo nei miei “speech”, training, docenze, insomma ovunque su questo tema, e il neuromarketing aiuta a comprendere.
Ecco due esempi:
- Dentro un mall, che non conosciamo, i nostri sensi sono all’erta e possiamo sentirci disorientati e persi.
- Dentro un negozio piccolo con un’alta densità espositiva ci sentiamo oppressi e non vediamo l’ora di uscire.
- Come animali persi e iperstimolati ci muoviamo in una giungla metropolitana. Per sopravvivere, leggiamo il mondo attraverso i sensi .
Il nostro cervello elabora con una velocità impressionante moltissime informazioni. La presa delle decisioni per il 90-95 per cento avviene a livello inconscio, compresa quella davanti ad una vetrina di entrare o no in un negozio. Allora cosa possiamo fare? Capire e fare ricerca, a partire dal neuromarketing.
Neuromarketing in vetrina.
Vetrina Valentino Milano. Il movimento dei manichini.
Fare la vetrina con il neuromarketing
I tips che vi propongo sono per buona parte tecniche che i visual merchandiser mettono già in pratica, empiricamente, ma le motivazioni possono aiutarci a sostenere scelte nell’allestimento. Ecco come applicare il neuromarketing in vetrina:
1) Semplicità. Il visual merchandiser sa che una vetrina, troppo carica di elementi non attrae, non vende. Perche? Impegna troppo le nostre facoltà cognitive.
2) Forma e colore. Il colore, i contrasti di colore, attirano istintivamente. Il colore è il primo elemento, che riconosciamo, poi le forme e poi i numeri e le parole. Per la nostra sopravvivenza, quando prima di essere animali persi in giungle d’asfalto, abitavamo boschi e foreste riconoscere subito il rosso, colore del sangue, ma anche della frutta matura era essenziale. Il rosso è il colore che riconosciamo nel tempo più breve. Allora? Sono più impattanti vetrine che giocano con i contrasti di colore, inoltre favorisce la leggibilità del prodotto. A livello di forme funziona molto bene anche il contrasto tra oggetti piccoli e oggetti grandi. Utilizzando il “fuori scala” possiamo rimpicciolire oggetti grandi, una macchina diventa una vetrina di tante macchinine. O ingrandire, una vetrina con la scenografia di un oggetto piccolo, come un orologio ingrandito crea interesse e attenzione.
3) Il potere del movimento. In poco frazioni di secondo, registriamo del movimento. Immaginate di vedere qualcosa dentro un cespuglio, sarà un serpente, o qualcosa da mangiare? Questo il pensiero veloce dei nostri antenati. Quindi vetrine con elementi scenografici, che si muovono, persone in vetrina, vetrine digitali. Se non avete tutti questi elementi o lo spazio adatto, create con le tecniche che il visual merchandiser usa: come un display che suggerisca il movimento. Le pose e disposizioni dei manichini per esempio. Oppure giochi di forme e colori, anche qui l’arte viene in soccorso del visual merchandiser, pensate ai quadri di Balla e Boccioni o alle illusioni ottiche e percettive.
4) Il fattore umano. Il viso, una sagoma catturano immediatamente. Vi siete chiesti come mai stiamo tornando a manichini sempre più antropomorfi, spesso anche con visi, trucco e parrucco. Certo può essere una moda ma vista dal punto del neuromarketing possiamo dire che la figura umana acchiappa sempre. Il viso è il primo elemento che riconosciamo da piccoli. Quindi ha un potere incredibile, questo vi può aiutare nella scelta dei manichini. Anche la direzione dello sguardo ci influenza, infatti, degli esperimenti hanno verificato che se vediamo una modella che in una campagna guarda in una direzione, la seguiamo. In vetrina attraverso la disposizione dei manichini, ad esempio girando le teste possiamo portare l’attenzione verso l’interno del negozio, o verso un display.
5) La ripetizione e la familiarità. Nei miei corsi, visto che sono un’appassionata lettrice di gialli, cito il personaggio di Hannibal Lecter,” desideriamo, quello che vediamo”, oggetti che abbiamo più volte sotto gli occhi, ripetuti diventano oggetti del desiderio. Il visual merchandiser sa che per vendere un prodotto, questo vale in tutti i settori, questo deve essere visto prima di tutto, anche più volte. Meglio se in porzioni di spazio diverse, in vetrina, in un punto display interno, nella comunicazione. Magari dopo averlo già visto nella campagna media. Sono buoni esempi di questo, da marchi come Diesel o Nike, che praticano con assoluta coerenza la ripetizione di un pay off, un‘immagine: dai media al negozio.
Il colore attrae
Krizia Milano. Contrasto di colore e stampa animalier, iconico del brand.
Per finire
Il neuromarketing aiuta i visual merchandiser, che spesso sono visti dalle altre funzioni aziendali come degli esteti, impallinati con la cura dei dettagli a sostenere scelte e richieste, magari un budget più alto per cambiare i manichini o alleggerire una vetrina, una parete per renderla più leggibile. Io sostengo che il visual merchandising è uno strumento per raggiungere obiettivi di immagine e commerciali assecondando il modo naturale di vedere delle persone, comprendendo i loro comportamenti nello spazio.
Ogni scelta va poi misurata e proprio a questo dedicherò il mio prossimo post. Per essere sempre aggiornato, seguimi anche su Instagram.
Francesca Zorzetto trainer, docente di VM e Retail Marketing.
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