Carne coltivata in laboratorio, filetti di pesce in provetta, mozzarella e formaggi prodotti da batteri geneticamente modificati, uova realizzate dai piselli. E’ il nuovo mondo del Novel Food (o Foodtech) che sta avanzando a passo spedito e promette di aiutare il clima e il pianeta. Miliardi di persone in futuro si alimenteranno con prodotti che non emettono CO2 e che salvaguardano gli ecosistemi. Su questo nuovo mondo, che potrebbe essere molto più vicino di quel che si pensa, stanno scommettendo una miriade di start-up dalla California, a Israele, fino all’Europa.
I primi casi di successo nel food di nuova generazione hanno già fatto molto parlare. Tanto per citare qualche esempio, la società statunitense Beyond Meat che realizza hamburger e polpette a base di sostituti vegetali della carne è diventata in poco tempo un brand internazionale. Un altro caso noto è quello della carne coltivata della società californiana Eat Just che per ora però è autorizzata soltanto a Singapore (una porzione di Nuggets di pollo costa 17 dollari). Alla partita partecipa anche l’Italia, con tante idee nuove; menzione d’onore per la sarda Livegreen, l’azienda, infatti, si occupa di estrarre le proteine dalle alghe. Il nostro Paese è quarto in Europa per numero di start-up nel mondo degli alimenti tech.
Oltre a questi esempi più noti, nell’ombra lavorano molte altre realtà; a Berlino, per esempio, Opera Formo, start-up pioniere nei formaggi in laboratorio che punta a portare sul mercato mozzarelle gustose e formaggi di ogni tipo. Mentre, una start-up di Monaco, sta per lanciare sul mercato VEgg, l’uovo sintetico.
Uno studio di Boston Consulting prevede che entro il 2035, una porzione su dieci di carne, pesce, frutti di mare, uova e latte in tutto il mondo potrebbe essere rappresentata da proteine alternative. Secondo Bloomberg Intelligence, le vendite globali al dettaglio di alternative alimentari a base vegetale entro il 2030 potrebbero raggiungere i 162 miliardi di dollari. Questo rappresenterebbe quasi l’otto per cento del mercato globale delle proteine, con una crescita guidata principalmente dagli acquirenti onnivori che occasionalmente vogliono sostituire i prodotti animali con proteine vegetali.
A quali idee sta lavorando il nostro Paese? “Abbiamo in Italia start-up eccezionalmente promettenti, ma necessitano di un ecosistema che le possa far crescere, come avviene negli altri Paesi – dice Marco Gaiani (referente del fondo di Venture Capital di Riello Investimenti) -. Restando all’esempio delle proteine alternative, cito start-up come Livegreen, che in Sardegna con un processo integralmente circolare estrae proteine dalle microalghe, o Ittinsect che ha l’obiettivo di abbattere l’impatto negativo dell’acquacultura sulla vita marina”.
All’interno del più ampio settore dell’agrifoodtech, il comparto specifico del Novel Food è in grande fermento e crescita, con iniziative che stanno nascendo e crescendo in ogni regione d’Italia. “Alcuni potrebbero vedere un rischio per la grande tradizione alimentare e culinaria italiana, pensando possano essere spiazzate da questa rivoluzione: può la chianina coesistere con gli hamburger vegetariani?” Pone la domanda Marco Gaiani e risponde: “Noi crediamo di sì. Anche arance e pomodori sono stati Novel Food all’inizio, quando furono introdotte nel nostro Paese, l’una dalla Cina e l’altra dalle Americhe. Adesso appartengono alla nostra tradizione più tipica”.